INDICE
GLI EFFETTI DELL'ELETTRICITA'
Il
passaggio della corrente elettrica in un conduttore può determinare delle
trasformazioni energetiche, cioè il passaggio da energia elettrica ad un'altra forma di energia all’altra,
note come effetti elettrici; esaminiamo i principali:
L' EFFETTO JOULE E LA POTENZA ELETTRICA
la resistenza caratteristica di ogni conduttore, della quale abbiamo parlato nel post precedente, determina, al passaggio della corrente una forma di attrito per effetto del quale il conduttore si riscalda
Questo effetto viene sfruttato in tutti quei dispositivi che utilizzano energia elettrica per produrre energia termica come: asciugacapelli, stufe, lavatrici, forni…
Questo effetto viene sfruttato in tutti quei dispositivi che utilizzano energia elettrica per produrre energia termica come: asciugacapelli, stufe, lavatrici, forni…
L’energia
termica liberata al passaggio della corrente può essere misurata come prodotto
dell’Intensità della corrente (I) per la Tensione (V) e prende il nome di
Potenza (P).
P = I x V
L’unità
di misura della Potenza è il WATT (w) 1watt= 1ampere x 1volt
Per
sapere quanta energia consuma una famiglia non basta, però, conoscere la Potenza
(cioè l’energia consumata dai singoli apparecchi), ma bisogna anche sapere
per quanto tempo sono rimasti in funzione. Per questo motivo il consumo di
energia elettrica si calcola in WATTORA pari al prodotto della Potenza per il
tempo di funzionamento in ore.
L’EFFETTO LUMINOSO
Una
conseguenza dell’effetto termico è l’effetto luminoso.
Quando
la temperatura del conduttore diventa molto elevata, il cavo diventa
incandescente e produce energia luminosa (luce). Questo principio era applicato
nelle vecchie lampadine a incandescenza, nelle quali la corrente attraversava
un filamento di tungsteno: un conduttore metallico ad alta resistenza che si
riscaldava fino a 2.700°C diventando incandescente.
Oggi
queste lampade non sono più in commercio e sono state sostituite dalle lampade
a risparmio energetico (FLC): queste lampade non contengono un filamento
metallico ma sono riempite con un gas che contiene vapori di mercurio. Quando il
gas è attraversato dalla corrente elettrica gli atomi di mercurio si eccitano ed emettono raggi ultravioletti che, a contatto con il rivestimento interno fluorescente della lampada, si trasformano in luce visibile .
L’EFFETTO ELETTROCHIMICO
Quando
la corrente elettrica attraversa un fluido provoca in esso delle reazioni
chimiche; tale effetto è sfruttato dal fenomeno dell’elettrolisi.
Se
immergiamo due lamine di metallo collegate ad un generatore e ad una lampadina in una soluzione di acqua e sale di cucina, ci accorgiamo che la lampadina si accende. Per favorire il passaggio della corrente è sufficiente
aggiungere del comunissimo cloruro di sodio NaCl (sale da cucina).
Ciò avviene
perché quando il sale si scioglie nell'acqua, le molecole di Cloruro di Sodio (NaCl) che lo formano si ionizzano, cioè si spezzano in ioni (cioè atomi con una carica elattrica) positivi (Na+) e ioni negativi(Cl-); lo ione positivo viene attratto dal catodo (la lamina collegata al polo negativo del generatore), mentre lo ione negativo dall’ anodo (la lamina collegata al polo positivo del generatore).
Il fenomeno descritto prende il nome di dissociazione elettrolitica e le sostanze capaci di ionizzarsi si chiamano elettroliti. Durante questo spostamento, gli elettroni della corrente elettrica vengono trasportati dagli ioni: questo passaggio di corrente prende il nome di elettrolisi.
Questo
effetto chimico viene utilizzato per ricoprire oggetti con patine di metallo:
l’oggetto da rivestire viene collegato al catodo e immerso in una soluzione
contenente il sale del metallo da trattare, mentre all’anodo viene collegata
una lastra del metallo ricoprente. Al passaggio della corrente, gli ioni
metallici con carica positiva si muovono verso il catodo, ricoprendo l’oggetto
di un sottile strato del secondo metallo.
APPLICAZIONI DELL'EFFETTO CHIMICO: le plie e gli accumulatori
Con il
termine pila o accumulatore si intende una fonte di energia elettrica
ottenuta mediante trasformazione diretta di energia chimica; essa viene utilizzata come sorgente mobile di energia elettrica.
La prima
pila è stata inventata nel 1799 dal fisico italiano Alessandro Volta. Egli
realizzò questo dispositivo impilando diverse coppie di dischi di zinco e di
rame separati da un panno imbevuto di una soluzione elettrolitica di acido solforico (H2SO4). I due metalli a
contatto con la soluzione tendono a caricarsi; lo zinco
negativamente e il rame positivamente, generando una piccola differenza di potenziale. Sommando i
contributi delle diverse coppie di dischi, otteniamo la differenza di potenziale della pila.
la pila di volta |
Le pile moderne sono formate da da due lamine metalliche
(elettrodi) di metalli diversi, immersi in una soluzione chimica
(elettrolita). Per effetto delle reazioni chimiche che avvengono tra gli elettrodi
e l’elettrolita un elettrodo riceverà elettroni dalla soluzione caricandosi
negativamente (Catodo), l’altro cederà elettroni alla soluzione caricandosi
positivamente (Anodo), determinando una differenza di potenziale. Se colleghiamo
i due elettrodi con un conduttore in esso inizierà a scorrere una corrente
elettrica che tenderebbe a ristabilire l'equilibrio elettrico tra i due
elettrodi, ma le reazioni chimiche che hanno luogo all'interno della pila
mantengono la differenza di potenziale tra i due poli e la pila continua a
generare corrente.
Esistono molti tipi di pile, differenti tra loro per la natura dei metalli usati negli elettrodi e dell’elettrolita; per l’alimentazione di apparecchi portatili si utilizzano le pile a secco, nelle quali l’elettrolita è inglobato in una pasta e non una soluzione in modo che non possa scorrere e fuoriuscire.
PILE A
SECCO (o PILE LECLANCHÉ)
Sono le
pile più comuni in commercio, dette anche zinco-carbone in quanto i due
elettrodi sono costituiti da queste due sostanze: il contenitore cilindrico è
in zinco e funge da elettrodo negativo, il nucleo centrale è di carbone, funge
da elettrodo positivo ed è ricoperto da una pasta gelatinosa di biossido di
manganese che è l’elettrolita. Una variante delle pile a secco sono le pile alcaline nella quali l’elettrolita è una pasta di idrossido di potassio. Hanno
durata fino a tre volte superiore delle pile zinco-carbone.
PILE AL
MERCURIO
Utilizzate
per far funzionare apparecchi di piccole dimensioni (orologi, calcolatrici…)
sono dette comunemente PILE A BOTTONE per via della loro forma circolare e
piatta. Gli elettrodi sono in ossido di mercurio e polvere di zinco, chiusi in
un involucro di acciaio, mentre l’elettrolita è una pasta di idrossido di
potassio. Hanno una durata superiore a quelle delle pile alcaline.
ACCUMULATORI e PILE RICARICABILI
Il
sistema di gran lunga più diffuso ancor oggi per l’avviamento elettrico dei
veicoli a motore è la batteria al piombo. Parliamo propriamente di batteria
perché si tratta di un sistema elettrochimico costituito da tre, sei o più pile
uguali (chiamate anche elementi) collegate in serie
Si
tratta di pile che hanno un funzionamento reversibile: durante
la fase di ricarica della batteria agli elettrodi del sistema avvengono i processi
opposti a quelli che avvengono durante la fase di produzione di energia elettrica (detta fase di scarica); in questo modo si
riformano l’acido solforico e le sostanze che costituiscono gli elettrodi. Nel
processo di ricarica l’energia elettrica viene pertanto accumulata come energia
chimica nella batteria e per questa ragione le batterie vengono anche chiamate
accumulatori. Purtroppo, però, il processo elettrolitico di ricarica può coinvolgere
anche le molecole di acqua; in questo caso i gas prodotti a lungo andare
ostacolano il deposito di ioni sugli elettrodi durante la fase di scarica: è
questo uno dei motivi che porta nel tempo all’esaurimento della batteria, cioè all’impossibilità
di ricaricarla.
Un particolare tipo di batterie sono quelle agli ioni di litio utilizzate per laptop, smartphone e alcune auto elettriche.
L’EFFETTO
ELETTROMAGNETICO
Un particolare tipo di batterie sono quelle agli ioni di litio utilizzate per laptop, smartphone e alcune auto elettriche.
Il
magnetismo è la capacità che hanno alcuni corpi di attirare metalli ferrosi
(come il ferro, l'acciaio e tutte le leghe di ferro). Quando questa caratteristica è di origine
naturale parliamo di magneti, se invece è ottenuta artificialmente parliamo di
calamite; i metalli ferrosi, infatti, possono essere magnetizzati e, in
particolare, l'acciaio è detto magnete artificiale permanente perché una volta
magnetizzato conserva questa caratteristica per sempre.
Una
caratteristica che accomuna tutti i magneti (naturali e artificiali) è che essi
possiedono due parti, (dette poli) nelle quali la capacità di attirare
materiali è più intensa; si indica con polo Nord il polo positivo e con polo
Sud il polo negativo. Poli opposti si attraggono, mentre poli uguali si
respingono. Spezzando in più parti una calamita, ogni singola parte presenterà
sempre un polo nord e un polo sud.
Quando
un conduttore è attraversato da corrente elettrica genera un campo magnetico diventa
cioè in grado di attrarre materiali ferrosi così come fa un magnete. Questo
effetto è dovuto al movimento delle cariche elettriche, gli elettroni, che si
muovono tutte nella stessa direzione.
il rapporto tra campo elettrico e campo magnetico |
Tale
effetto può essere amplificato avvolgendo a spirale un filo conduttore (detto
solenoide o bobina) e collegando le sue estremità ad un generatore. Se
introduciamo una barretta di ferro all’interno della bobina, quando questa viene
percorsa dalla corrente elettrica la barretta si magnetizza e diventa in grado di attrarre piccoli pezzetti di ferro come fosse una calamita.
schema di una elettrocalamita |
La barretta metallica così magnetizzata prende il nome di elettrocalamita e il suo campo magnetico (cioè la porzione di spazio
nella quale si registra l’effetto del magnetismo) è direttamente proporzionale
al numero degli avvolgimenti del solenoide (dette anche spire) e all’intensità della
corrente che lo attraversa, mentre è inversamente proporzionale alla lunghezza del solenoide.
IL
CAMPANELLO ELETTRICO
Il
campanello elettrico (ad esempio quello del cambio dell’ora a scuola...) è
un’applicazione pratica dell’elettrocalamita; esso è costituito da una elettrocalamita comandata a distanza, il cui
effetto di attrazione serve per far muovere un’asta su un estremo della quale è
posto un martelletto.
Il
circuito è realizzato in modo che, schiacciando il pulsante, si fa scorrere corrente elettrica nel solenoide, attivando così l'elettrocalamita la quale attira la
lamina flessibile fino a che il martelletto batte contro la campana. Quando
questo succede, però, si apre il circuito e la corrente cessa di circolare, con
la conseguenza che il solenoide lascia cadere l’asta richiudendo il circuito e consentendo la ripetizione del ciclo che genera la successione di suoni
caratteristica della campanella di fine lezione.