OBIETTIVI DI QUESTA LEZIONE
comprendere l'evoluzione nel tempo delle unità abitative e dei sistemi costruttivi
Comprendere il concetto di struttura
Comprendere il concetto di struttura
Saper osservare e riconoscere i diversi tipi di struttura
Ipotizzare le conseguenze della scelta di una struttura
COSA DEVI RICORDARE?
Le diverse sollecitazioni a cui possono essere soggetti i materiali
Le proprietà meccaniche dei materiali
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le strutture edilizie |
INDICE
Ogni volta che ci soffermiamo a
osservare un oggetto, un animale, un albero, possiamo notare, oltre alla forma,
al colore e alle dimensioni, la capacità
che hanno di reggersi, cioè di sopportare il proprio peso senza crollare.
Ogni elemento, naturale o costruito, possiede una struttura che gli permette di resistere al proprio peso e ad altre sollecitazioni
cioè all’insieme delle forze esterne che agiscono sull’elemento stesso.
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scheletro e struttura |
Trasferendo questo concetto alle
costruzioni, chiameremo struttura portante
o resistente
(o più semplicemente struttura) l’insieme di tutti gli elementi che hanno il compito di sostenere il peso della
costruzione e dai carichi accidentali, cioè dal peso di tutto ciò che le
sta sopra. Sono carichi accidentali le pareti non strutturali, i mobili, le
persone (se si tratta di un edificio), le auto e i camion nel caso di strutture
stradali ecc. A questi vanno aggiunte Il peso proprio e quello accidentale
provocano pressioni o spinte a cui la struttura e i materiali devono resistere.
Le principali sollecitazioni che agiscono su una struttura sono: la compressione, la trazione, la flessione,
il taglio.
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struttura portante (in rosso) e struttura portata |
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i diversi tipi di sollecitazioni |
Tutte le strutture si compongono di elementi orizzontali (fondazioni,
travi, solai, tetti) e verticali (pilastri
e murature), riconducibili a forme geometriche elementari, come il triangolo,
il cerchio, il cilindro, che possiamo ritrovare negli edifici e nei monumenti
che ci circondano e che insieme servono a diverse funzioni quali sostenere,
chiudere, proteggere e dividere.
LE STRUTTURE PIÙ SEMPLICI
L’uso di tre bastoni uniti tra loro per
l’estremità superiore ha permesso di realizzare una struttura semplicissima, ma
perfettamente equilibrata, come la tenda
indiana o quella lappone, che offrono il vantaggio di una notevole rapidità
di montaggio e di utilizzo. Un sistema più complesso, che nasce sempre
dall’esigenza di una struttura facilmente smontabile e trasportabile, è offerto
dalle tende dei nomadi del deserto o dai tendoni
di un circo. Queste strutture sono formate da pali, i puntoni, e funi, i
tiranti.
Nel sistema la fune, tesa agli estremi,
con il suo peso genera una curva detta catenaria ed è resistente alla trazione;
i puntoni invece resistono alla compressione.
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tende indiane |
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un tendone da circo. Si notano le funi che contribuiscono alla stabilità della struttura |
1.IL SISTEMA TRILITICO
Popoli più sedentari hanno sviluppato, invece, sistemi strutturali diversi e caratterizzati da una maggiore stabilità.
Uno dei più semplici, almeno nella concezione iniziale, è il sistema trilitico, formato da tre elementi in equilibrio.

un dolmen
I due verticali chiamati piedritti (pilastri, se a sezione quadrate o colonne, se a sezione circolare) hanno il compito di assorbire il peso della parte superiore della struttura e trasmetterlo al terreno e sono sottoposti generalmente a sollecitazioni di compressione; l’elemento orizzontale, l’architrave (o trave), è poggiato sui piedritti e ha anch’esso il compito di reggere il peso della struttura superiore che però, in questo caso, agisce perpendicolarmente al suo asse longitudinale: dunque il materiale che compone la trave verrà sottoposto, nella parte superiore, a una compressione, e nella parte inferiore a una trazione; la trave è quindi sottoposta a uno sforzo di flessione.

funzionamento del sistema trilitico
Questo sforzo fa sì che la trave tenda a spaccarsi al centro, per cui diventa necessario utilizzare materiali resistenti a questo tipo di sollecitazione, come delle travi di legno, oppure a ridurre la distanza tra i piedritti (chiamata luce).
Il sistema trilitico è stato molto usato a partire dai monumenti preistorici e, successivamente nell’architettura greca e romana, evolvendosi nelle strutture in muratura portante che ancora oggi vengono utilizzate.

il tempio greco di Paestum, dove è possibile leggere gli elementi della struttura trilitica
Uno dei più semplici, almeno nella concezione iniziale, è il sistema trilitico, formato da tre elementi in equilibrio.
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un dolmen |
I due verticali chiamati piedritti (pilastri, se a sezione quadrate o colonne, se a sezione circolare) hanno il compito di assorbire il peso della parte superiore della struttura e trasmetterlo al terreno e sono sottoposti generalmente a sollecitazioni di compressione; l’elemento orizzontale, l’architrave (o trave), è poggiato sui piedritti e ha anch’esso il compito di reggere il peso della struttura superiore che però, in questo caso, agisce perpendicolarmente al suo asse longitudinale: dunque il materiale che compone la trave verrà sottoposto, nella parte superiore, a una compressione, e nella parte inferiore a una trazione; la trave è quindi sottoposta a uno sforzo di flessione.
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funzionamento del sistema trilitico |
Questo sforzo fa sì che la trave tenda a spaccarsi al centro, per cui diventa necessario utilizzare materiali resistenti a questo tipo di sollecitazione, come delle travi di legno, oppure a ridurre la distanza tra i piedritti (chiamata luce).
Il sistema trilitico è stato molto usato a partire dai monumenti preistorici e, successivamente nell’architettura greca e romana, evolvendosi nelle strutture in muratura portante che ancora oggi vengono utilizzate.
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il tempio greco di Paestum, dove è possibile leggere gli elementi della struttura trilitica |
2.IL SISTEMA AD ARCO O ARCHIVOLTATO
L’arco rappresenta l’evoluzione del
sistema costruttivo trilitico.
Nell’arco sono ancora presenti alcuni
elementi della primitiva struttura trilitica; ritroviamo, infatti, i piedritti, che non sorreggono più un
elemento orizzontale, ma una struttura curva
formato da elementi di forma trapezoidale, i conci, chiusi da un altro concio centrale,
chiamato chiave di volta. Nell’arco
i carichi della struttura superiore si distribuiscono dalla chiave di volta sugli
elementi adiacenti e questi li distribuiscono su quelli adiacenti a loro. Tutti gli
elementi dell’arco lavorano così a compressione, fino a scaricarsi sugli
elementi verticali della struttura che ricevono, invece, una spinta inclinata
che tende a ribaltarli.
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gli elementi della struttura archivoltata |
È molto importante, quindi, che i muri laterali siano molto
robusti, lavorando sul loro spessore, come ha fatto l’architettura romana e
quella romanica oppure riducendo la spinta di ribaltamento con l’utilizzo di
archi a sesto acuto e, contemporaneamente, aumentando il peso dei piedritti con
statue, pinnacoli e archi sovrapposti, come ha fatto l’architettura gotica.
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uso dell'arco nell'architettura romana: gli acquedotti |
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l'arco nell'architettura gotica: archi rampanti,contrafforti e pilastri permettono di aumentare la stabilità dell'arco senza aumentare la dimensione dei piedritti |
Anche in questo caso le strutture,
dapprima semplici, si sono evolute generando sistemi più complessi diventando
multiple e infine più complesse come le strutture
a volta (ottenuto con più archi in successione) e quelle a cupola (ottenute dalla rotazione di un
arco intorno al proprio asse) in grado di coprire spazi molto vasti.
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copertura a volta: basilica di Sant'Andrea a Mantova |
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copertura a cupola: Pantheon a Roma |
Breve documentario in due parti sull'innovazione introdotta dal sistema archivoltato
3.LA CAPRIATA
La capriata è una struttura elementare e indeformabile che trae origine dal
triangolo e serve a sorreggere i tetti di molti edifici. La struttura
triangolare è formata essenzialmente da due travi inclinate, i puntoni.
Questi, sottoposti a compressione per effetto del peso sovrastante,
tenderebbero a scorrere orizzontalmente e a far scivolare la struttura;
collegandoli invece al terzo elemento, una trave orizzontale chiamata catena
a sua volta sottoposta a sforzi di trazione, le spinte orizzontali sui muri vengono completamente eliminate e il
peso superiore viene trasferito sui muri laterali essenzialmente come carichi di
compressione. La capriata è completata, a volte, da altri elementi: il monaco
e i saettoni,
che irrobustiscono ulteriormente la struttura e contengono le deformazioni
dovute all’invecchiamento delle capriate in legno.
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applicazione della capriata: navata della chiesa di Santa Maria in Umbria (XIII sec. ) |
4.IL TELAIO
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il telaio |
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telaio tridimensionale |
Infatti, sotto l'azione di forze
verticali la trave si flette, provocando la rotazione dei pilastri e tutte le
parti del telaio risultano sollecitate sia a flessione sia a compressione. Nel
caso, invece, di forze orizzontali, la continuità della struttura fa sì che
parte del carico venga trasmessa anche ai pilastri che non sono direttamente
sollecitati, quindi tutta l struttura si deforma, ma i pilastri non si ribaltano
la trave non scorre.