LA CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI

il deperimento della frutta e della verdura

Gli alimenti freschi non mantengono le loro caratteristiche nutritive per lungo tempo e sono soggetti a fenomeni di degrado che li rendono non più commestibili. Per questo, nei secoli, oltre alle trasformazioni viste nel post precedente sono state trovate tecniche diverse per conservarli il più a lungo possibile, contrastando le cause di questo degrado che possono essere, biologiche o fisico–chimiche.



Le cause biologica sono dovute all’azione di enzimi (in genere proteine) che possono modificare profondamente i caratteri organolettici (cioè l’aspetto e il sapore) e il valore nutritivo dell’alimento.
Le cause fisico–chimiche sono invece dovute al contatto dell’alimento con l’ossigeno, la luce e i raggi UV (favoriscono l’irrancidimento e gli imbrunimenti), al calore (disidrata gli alimenti, accelera le reazioni chimiche e la riproduzione dei microrganismi), alle variazioni del contenuto di acqua (una diminuzione causa avvizzimento mentre l’aumento favorisce lo sviluppo di muffe e batteri, l’idrolisi dei grassi e le reazioni enzimatiche).



le tecniche di conservazione domestica

In base al procedimento utilizzato, i metodi di conservazione degli alimenti si possono classificare in
Conservazione con le alte temperature (per uccidere i batteri e le spore)
conservazione con le basse temperature (per rallentare o bloccare lo sviluppo dei microorganismi)
Conservazione con eliminazione dei liquidi (senza umidità –acqua- i microorganismi non possono mangiare (assorbire) le particelle di cibo e degradarlo)
Conservazione con aggiunta di sostanze chimiche naturali o artificiali (per creare un ambiente non favorevole ai microorganismi)
Conservazione con separazione dell’aria (evitare il contatto eliminando l’aria (sottovuoto) o immergendo l’alimento in olio)
Altri procedimenti (irradiazione)

metodi di conservazione degli alimenti

CONSERVAZIONE CON LE ALTE TEMPERATURE


Come abbiamo già visto in un altro post, la cottura è il metodo più comune di conservazione con il calore: le alte temperature distruggono i microrganismi e bloccano l’azione degli enzimi. Un altro metodo tradizionale è quello dell'AFFUMICATURA con il quale non solo si prolunga la durata degli alimenti ma si conferiscono colore, sapore e aroma particolari. Il trattamento consiste nell’esporre l’alimento al calore e del fumo che si sprigiona dalla combustione di legni particolari. All’azione conservativa del fumo si addiziona quella del calore e della disidratazione.

affumicatura di tranci di salmone
Altre tecniche utilizzate nella conservazione degli alimenti sono la pastorizzazione e la sterilizzazione.
Nella PASTORIZZAZIONE (latte…) l’alimento viene portato a temperature di 60–65 °C per alcuni secondi e rapidamente raffreddato. Vengono così distrutti i microrganismi dannosie i germi responsabili di alterazioni ma non i termofili (cioè i germi che vivono in ambienti caldi) né le spore. Per questa ragione l’alimento deve essere conservato in un ambiente che impedisca lo sviluppo di microrganismi (ad esempio in ambienti refrigerati o sottovuoto o utililizzando dei conservanti).
Con la STERILIZZAZIONE (latte, carne, pesce, legumi, verdure…) gli alimenti vengono portati a temperature superiori a 100 °C; in tal modo vengono distrutti tutti i microrganismi, comprese le spore. Nella sterilizzazione classica l’alimento, già preparato e confezionato, viene portato a temperature intorno a 120 ° e manterrà le sue caratteristiche sino a cinque anni. Il METODO UHT prevede la sterilizzazione fino a 140 °C del prodotto sfuso, il raffreddamento e il successivo confezionamento in contenitori sterili di vetro, plastica o multistrato. Si usa per il latte a lunga conservazione, minestre, salse ecc.
Un difetto della conservazione con alte temperature è che può abbassare notevolmente il valore nutritivo degli alimenti, in quanto per effetto del calore proteine, zuccheri e vitamine si trasformano e si degradano.

CONSERVAZIONE CON LE BASSE TEMPERATURE


Le basse temperature bloccano l’attività degli enzimi e dei microbi, che può però riprendere quando l’alimento torna a temperatura ambiente. Il freddo non ha quindi un’azione sterilizzante e l’alimento trattato deve essere in condizioni perfette dal punto di vista igienico. L’uso delle basse temperature comprende la refrigerazione, il congelamento e la surgelazione
La REFRIGERAZIONE consiste nel conservare l’alimento ad una temperatura da –1 a +8 °C, in modo da mantenere l’acqua allo stato liquido; la temperatura varia con l’alimento e con il tempo di conservazione richiesto.
Nel CONGELAMENTO l’alimento è portato a temperature tali che l’acqua contenuta solidifichi.
Per la maggior parte degli alimenti il punto di gelo è compreso tra –0,5 e –4 °C. Il congelamento può essere lento o rapido: il congelamento lento (quello che avviene nei comuni frigoriferi casalinghi) permette all’acqua di congelare formando grossi cristalli di ghiaccio che rompono le pareti cellulari e, allo scongelamento, causano la fuoriuscita di liquidi e la perdita di sostanze nutritive; nella SURGELAZIONE, o CONGELAMENTO ULTRA-RAPIDO (carne, pesce, verdure, alimenti cotti…), l’alimento viene portato a temperature di –18C. Si formano così microcristalli e l’alimento rimane integro, mantenendo un valore nutritivo paragonabile a quello di un alimento fresco. La qualità del surgelato dipende dalla genuinità del prodotto di partenza e dal mantenimento della catena del freddo.
Le modificazioni causate dalle basse temperature sono limitate: le proteine si denaturano, risultando così più digeribili, i grassi possono irrancidire, sali minerali e vitamine si possono perdere con un’eventuale scottatura preliminare.

CONSERVAZIONE CON L’ELIMINAZIONE DEI LIQUIDI (DISIDRATAZIONE)


La presenza di acqua è indispensabile per la vita dei microrganismi una sua eliminazione negli alimenti, ne favorisce quindi la conservazione. Le tecniche di disidratazione sono la concentrazione, l’essiccazione e la liofilizzazione.
La CONCENTRAZIONE prevede l’eliminazione parziale di acqua (ad esempio con evaporazione); per conservare l’alimento è necessario abbinare altri trattamenti di conservazione come l’aggiunta di sale o zucchero, la pastorizzazione o la sterilizzazione.
Con l’ESSICCAZIONE (pesce, frutta, insaccati…) si elimina la quasi totalità dell’acqua utilizzando metodi naturali, ossia l’esposizione al sole e all’aria, o artificiali, basati su trattamenti con aria calda e usati a livello industriale.

l'essiccazione dei pomodori
pomodori essiccati

La LIOFILIZZAZIONE (latte in polvere, patate per pure, alimenti per noeonati…) è un procediemnto industriale che prevede la surgelazione dell’alimento e il suo rapido riscadlamento. In questo modo i cristalli di ghiaccio evaporano senza prima sciogliersi e l’alimento si sbriciola in piccoli fiocchi. Il prodotto mantiene intatto il suo valore nutritivo, si conserva a lungo e si reidrata rapidamente.
Le tecniche di essiccamento, tranne la liofilizzazione, causano modifiche a carico dei nutrienti e dei caratteri organolettici degli alimenti. 

CONSERVAZIONE CON L’AGGIUNTA DI SOSTANZE CHIMICHE (CONSERVANTI)

Le sostanze utilizzate per conservare gli alimenti possono essere naturali, presenti in seguito a fermentazioni o aggiunti all’alimento, e artificiali, ossia gli additivi antimicrobici e antiossidanti.Tra questi sono di origine naturale il sale, lo zucchero, l’olio e l’aceto. 

conservanti di origine naturale

Il SALE DA CUCINA elimina l’acqua dalle cellule e viene quindi abbinato ad altre tecniche di conservazione come la refrigerazione o l’aggiunta di altri conservanti. La salagione, cioè la conservazione con il sale può avvenire a secco (l’alimento viene cosparso di sale che ne assorbe i liquidi essiccandolo) o utilizzando soluzioni di acqua e sale (salamoie); viene usata per carne, pesce, formaggi ecc;
acciughe conservate sotto sale
lo ZUCCHERO, come il sale, elimina l’acqua dalle cellule, anche se, rispetto al sale, necessitano quantità superiori. Viene utilizzato per la preparazione di marmellate, confetture, gelatine e canditi;
l’immersione in OLIO D’OLIVA è un metodo molto usato per conservare verdure, funghi e pesci. L’olio di oliva isola l’alimento dall’aria, e blocca l’attività dei microrganismi che hanno bisogno di aria, ma non di quelli che vivono in assenza di aria, alcuni dei quali molto pericolosi e mortali per l’uomo. Per questo deve essere abbinato ad altre tecniche di conservazione come la pastorizzazione, la sterilizzazione o l’aggiunta di sale;
tonno conservato sott'olio
l’ACETO crea un ambiente acido incompatibile con la vita dei microrganismi; viene usato per conservare verdure e pesci.
I conservanti chimici artificiali rientrano nel gruppo degli ADDITIVI e comprendono tutta una serie di sostanze che consentono al prodotto di conservarsi più a lungo. 

conservanti di origine artificiale
CONSERVAZIONE CON ELIMINAZIONE DELL’ARIA



L’ossigeno ha un effetto ossidante sui cibi, cioè li “arrugginisce” (la mela tagliata diventa marrone, il grasso del prosciutto s’irrancidisce), inoltre nell’aria ci sono anche dei microorganismi che possono attaccare i cibi e formare muffe che rendono l’alimento pericoloso per la salute. Per questo esistono tecniche per evitare il contatto dell’alimento con l’aria. Il più antico è quello dell’immersione dell’alimento in liquidi di conservazione come l’olio, l’aceto o le salamoie (cioè soluzioni di acqua e sale), uno più moderno è quello del SOTTOVUOTO che consiste nel togliere tutta l’aria dalla confezione di un alimento; viene usato per insaccati, cibi cotti, riso, marmellate. Un metodo più sofisticato è quello dell’ATMOSFERA PROTETTIVA: l’aria presente nella confezione viene sostituita con una miscela protettiva di gas che impedisce l’azione dei batteri e dei microrganismi.

IRRADIAZIONE  
L’irradiazione è un procedimento grazie al quale vengono eleminate le condizioni per il degrado dell’alimento bombardandolo con raggi X e gamma, detti anche radiazioni ionizzanti. Vengono usate per il trattamento di patate, aglio, cipolle per distruggere insetti ed altri parassiti e per evitare la germinazione, cioè la nascita di germogli che possono rendere nocivo l’alimento. Questo trattamento non modifica il valore nutritivo degli alimenti.